Food for Minds/selectedbooks by qualified readers


E' una selezione di libri di qualità pensata per fornire suggerimenti ai tavoli degli architetti.
Le recensioni sono a cura di lettori che a uno sguardo serio e penetrante accoppiano una consapevole modalità di scrittura.

INDEX All reviews

 

Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attivit‡ dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo Ë presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facolt‡ di Architettura Ludovico Quaroni ñ La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 




 

La ricerca sulla teoria

di Anna Irene Del Monaco

 

Nel dibattito architettonico, il sentimento prevalente riguardo le ultime tre decadi e’ che la produzione culturale non puo’ piu’ essere indagata come qualcosa che emerge spontaneamente, come conseguenza del corso degli eventi della societa’ ma e’ costruita attraverso procedure teoriche sempre piu’ autocoscienti.

Lo sviluppo di modalita’ interpretative di varia declinazione- postrutturalista, Marxista, fenomenologico, psicoanalitico, cosi’ come differenti o piu’ eccentriche ha dato a studiosi un vasto campo di strumenti operativi per ripensare l’ architettura in relazione ad altri campi di indagine conoscitiva e per riaffermare in generale l’importanza dell’ architettura nel discorso intellettuale.

   

K.  Michael Hays,

Architecture Architecture Theory since 1968,

The MIT Press Cambridge, Massachussets USA; London, England 1998 (pp.802)

 

 

 

 

Nell’ introduzione del testo Architecture Architecture Theory since 1968, Michael Hays, Eliot Noyes Professor of Architectural Theory at the Harvard University Graduate School of Design esplicita la ratio con cui organizza la sua opera antologica

Pertanto, a suo giudizio, non sembrerebbe particolarmente controverso segnare l’ inizio della teoria dell’ architettura contemporanea durante gli anni sessanta, tenendo conto delle trasformazioni politiche, della storia della filosofia, delle pratiche economiche e della produzione culturale generale.

L’ architettura, sia costruita che progettata e’ stata notoriamente discussa e dibattuta in riferimento a categorie teoretiche: dalle schiette opposizioni come “bianco” - “grigio o “razionalismo”- storicismo” ai piu’ sofisticati e articolati “-ismi”.

Carl, DiMaio, Peterson, Rowe, Nolli: Sector Eight, from Roma Interrotta, 1978

 

Frank Gehry, Gehry House,

Santa Monaica, 1979

 
 

 

 

 


Dal 1968, la teoria dell’ architettura si e’ identificata con l’ idea di cultura architettonica, poiche’ il sentimento prevalente in questi ultimi anni e’ stato che la produzione culturale nel suo significato piu’ tradizionale non puo’ piu’ evolversi spontaneamente come una conseguenza di fattori sociali, ma deve essere costantemente costruita, decostruita, e ricostruita, attraverso  piu’ procedure teoretiche 

autocoscienti.

 

A detta di Hays non e’ di interesse determinante stabilire una data esatta in cui la teoria della architettura contemporanea comincia la sua predominanza. Complessita’ e Contraddizioni di Venturi e L’ architettura della Citta’ di Aldo Rossi compaiono entrambi nel 1966.

Propone questa come ipotesi, sebbene nessuno dei testi di questa antologia si avvicina a cio’ che si intende oggi per teoria.

Un’ altra traiettoria comincia con Intenzioni in architettura di Norberg-Schultz del 1963 e Colin Rowe compare nel 1947 con La Matematica della villa ideale anticipando i due campi del postmodeno formalista, i grigi inclusivisti ed i bianchi rigoristi. Alla lunga, tuttavia l’ interazine fra la teoria critica Marxista e e il post strutturalismo attraverso riletture del modernismo si sono rivelati come la posizione dominante nella teoria riscrivendo e classificanto vecchi testi e dal 1968 ricoprono tale posizione.

Questa raccolta conferma la trasformazione senza precedenti  delle dissertazioni architettoniche nelle quali la teoria sostituisce il criticismo architettonico e rivaluta l’ importanza metodologica della tradizione storiografica dell’ architettura (sebbene cio’ non abbia mai  diminuito in  alcun modo la considerazione della storia come un fattore determinante di produzione architettonica: come ha insegnato Marx: l’ affermazione del primato della teoria , non e’ altro che l’ affermazione della storia.

 

Inoltre all’interno dell’ opera si ricercano i contorni prevalenti piuttosto che pochi dettagli concettuali di cio’ che molti lettori ancora considerano ancora testo debole e senza forma, sebbene l’ importanza della teoria puo’ difficilmente essere negata, la sua configurazione storica non e’ ancora stata delineata.

L’ ordine cronologico anzicche’ tematico dei testi consente al lettore di seguire la ondate di temi, le sovrapposizioni, gli inizi, e le conclusioni che sono inevitabilmente ridotte a rubriche imposte.

 

La scelta dei testi, sostiene Hays, e’ stata fatta seguendo alcuni criteri:

Il primo e piu’ importante e’ che l’ architettura e’ una pratica di mediazione. La mediazione e’ la produzione di relazioni fra l’ analisi formale di opere di architettura e’ il suo contesto sociale, talvolta non necessariamente sincronizzato. In un qualche modo le opere di architettura possono essere viste sia come animate da forze autonome, sia negando, distorcendo, rappresentando, compensando e anche producendo e riproducendo il loro contesto.

Fredric Jameson ha definito questo “transcoding” come l’invenzione di un insieme di termini, la strategia scelta di un codice particolare, di un linguaggio, cosi’ che la medesima terminologia puo’ essere utilizzata  per analizzare e articolare due distinti tipi di oggetti, testi o due differenti livelli di realta’ strutturale. O ancora si puo’ affermare che nuovi discorsi teorici sono prodotti dall’ affermare una equivalenza attiva di due codici preesistenti, che in una sorta di scambio molecolare di ioni, diventano uno solo. Cio’ che e’ importante affermare e’ che questo nuovo matacodice non si deve considerare come una sintesi fra le parti precendenti e’ piu’ una sorta di collegamento fra due insiemi di termini in modo che uno puo’ essere espresso in modo da interpretare l’ altro.

La teoria dell’ architettura dal marxismo alla semeiotica, dalla psicoanalisi ai rizomi ha liberamente e contenziosamente stabilito di far aprire l’ architettura a tutto cio’ che poteva essere  pensato e detto in altri codici e, in cambio, riscrivere sistemi di pensiero assunti essere propriamente estrinseci o irrilevanti nella idiolettica propria dell’ architettura.

E se e’ corretto affermare che ancora oggi sono presenti vestigia del piu’ vecchio criticismo filosofico che semplicemente applica vari sistemi filosofici all’ architettura in modo occasionale e opportunistico, la teoria dell’ architettura e’ stata, in parte, una sede differita dei tradizionali problemi di cui si e’ occupata la filosofia (verita’, qualita’, e il come) a favore dell’ attenzione  verso le idée di architettura e la disfatta dei maestri, dei metodi e applicazioni. Sostituendoli con concetti e codici che interpretano, disgegano e trasformano.

Pertanto, ad esempio, Manfredo Tafuri  nel suo lavoro sul modernismo e la produzione architettonica contemporanea, e’ stato  considerato volutamente come il primo della lista per iniziare una traiettoria importante nella teoria dell’ architettura; egli riconsidera i vecchi termini Marxisti di base e superstruttura e fa dell’ architettura when it is most itself (piu’ pura, razionale, piu’ attenta alle sue tecniche), l’ agente ideologico  piu’ efficace  della pianificazione capitalista e la vittima inconsapevole della fine storica del capitalismo.

 

                                                                                         

Daniel Libeskind,

Chamber Works, 1983

 

Bernard Tschumi, The Manhattan Transcript, 1981

 
 

 

 

 


In un certo senso questa e’ solo la massimizzazione del termine classico  mediatore della teoria critica reificazione, ma con la svolta che il mondo utopico dell’ architettura termina abbandonando i binari diretti ad un movimento generico verso un mondo totalmente amministrato .

 

Oppure la semiologia, un altro paradigma dominante della teoria dell’ architettura e della citta’ sociale (che spesso include la cultura popolare e il consumismo) attraverso la frazione del segno (significante/significato)  conducendo alla teorizzazione del postmodernismo stesso. Ma deve essere chiaro che . mentre la teoria dell’ architettura preserva il fondamentale apparato strutturalista del segno, e il linguaggio come modello predominante di quello stesso apparato, essa stessa, ha mobilitato la sua tecnica mediatrice per ottenere dal sistema semiologico il come (da quale agente o istituzione) e con che fine sono stati prodotti.

 La funzione mediatrice della teoria dell’ architettura da luogo a complicita’ e comunanza sconosciute fra realta’ differenti che erano supposte rimanere singolari divergenti e differentemente costituite. Il mediare attraverso discorsi differenti ha generato una ricca letteratura che indirizza un intero ambito di questioni pratiche, il ruolo dell’ inconscio, il corpo sociale costruito, l’ ecologia, le politiche delle relazioni spaziali.

Ma una primaria lezione di teoria dell’   architettura  e’ che quello che era solito  essere definito il contesto sociale e storico della produzione architettonica cosi’ come l’ oggetto prodotto, sono essi stessi  testi poiche’ non si possono approcciare separatamente e direttamente come distinti, senza relazione ma solo attraverso la loro differenziazione e trasmutazione che si dispiega attraverso motivazioni ideololgiche.  Il mondo e’ totalita’, e’ un essenziale ed   essenzialmente pratico problema della teoria

riarticolare la totalita’, di produrre concetti che collegano i fatti dell’ architettura con quelli della societa’, della storia, e dai sottesi stimoli ideologici dai quail non si e’ mai  veramente distaccata. Ci sono altri criteri con cui i testi di questa antologia sono stati selezionati .

Se da un lato l’autore segnala di aver riportato i migliori testi di teoria dell’ architettura, dall’ altro sostiene che non si e’ cercato di riprodurre i testi piu’ utilizzati o di antologizzare la storia “cosi come e’ successa”. Piuttosto ha cercato razionalmente di ricostruire la storia dell’ architettura con l’ intento di produrre il concetto di quella storia, che e’ una questione diversa.

 

Peter Eisenman,  Moving Arrows,

Eros and Other Ettors:

An Architecture of Absence, 1986

 
                          

Museum of Modern Art

Deconstructivist Architecture 1988

 

 
 

 

 

 


Hays sceglie testi che considera i piu’ robusti degli autori selezionati, quelli con maggiore potere espicativo e con maggiore ricchezza di implicazione, piuttosto che i piu’ conosciuti.

L’ obiettivo dell’ autore e’ stato quello di selezionare testi che parlano specificatamente di oggetti, testi, e pratica progettuale (progetti) anche quando producono concetti generalizzabili.

L’ idea e’ quella di dimostrare come l’ architettura da luogo ad alcuni modi di pensare che sono irriducibili ad altri ambiti del pensiero. Mentre ogni teoria che disserta solo di architettura, che non riferisce l’ architettura ad una piu’ larga scala sociale, e’ praticamente inutile, allo stesso tempo ogni teoria che non articola una specificita’ e semi autonomia dei codici architettonici perde il maggior tramite della pratica sociale.

 

 

                                                      

 

Kate Nesbitt Editor.  Princeton Architectural Press 1995

 

Rem Koolhaas, Bibliotheque de France, Paris, 1989

 
 

 

 


Ma se la vocazione della teoria e’ produrre concetti per i quali l’ architettura e’ legata ad altre sfere della pratica sociale, puo’ essa stessa essere concepita come la costruzione di nuovi concetti di spazio e il suo abitarli; che significherebbe che edifici e progetti possono essere teoretici, riferendosi alla congruenza fra oggetto e analisi, producendo concetti come pienamente obiettivi e materiale come costruito da se stesso. 

Questa e’ una delle caratteristiche dell’ architettura fin dall’ 1968 che pochi progetti chiave ed esibizioni hanno esplicitamente manifestato. Per i lavori di teorie, sostiene l’autore nella introduzione, dell’ architettura scritti prima del 1977 e’ molto utile capire l’ importazione e lo spiegamento del pensiero strutturalista e fenomenologico come militanti contro i modelli ricevuti dal funzionalismo modernista e l’ analisi positivista  riemersa  sottoforma di comportamentismo, sociologia nel 1960. Contro questi, struttralismo e fenomenologia ciascuno ha esplicitato problemi di “significato” (e’ la parola prevalente  nel saggio presentato in questo testo) con l’ intento di condividere relazioni fra elementi di architettura e campi di significazione.

La disconnessione del segno dal referente di Ferdinand de Saussure puo’ essere considerata analoga, nella sua vesione architettonica teoretica  alla parentesi fenomenologica di Husserl. Entrambi le operazioni infatti sostendono il senso comune di percezione  dell architettura come un recipiente di significato riempito dall’ esterno, o un insieme di comportamenti e usi considerati come il loro contenuto. Entrambi installano un codice di elementi instricatamente e irriducibilmente architettonici o fenomeni che sono legati all’ interno di un sistema generalizzato a quello specifico edificio o progetto parzialmente instanziato.

Sia nel pensiero fenomenologico che in quello strutturalista la significazione dell’ architettura e’ autonoma, ad una distanza dalla realta’.

Ma un concetto di architettura e’ ancora un concetto di qualcosa.

 

 

Un sistema di architettura idealizzato o totale e’ ancora una sorta di mappa della realta’, anche se le coordinate specifiche di questa mappa stabiliscono una corrispondenza uno ad uno con il mondo di ogni giorno. Allo stesso tempo, strutturalismo e fenomenologia si sviluppano differentemente dal punto di vista del soggetto.

Lo strutturalismo liquida il soggetto, rendendolo come un semplice effetto di un sistema significante, mentre la fenomenologia attraversa un difficile guado intorno al 1983 con l’ emergere di tecniche interpretative che tagliano alcune opposizioni e si aprono verso piu’ radicali eterogeneita’.

Hay dichiara nell’ introdzione che a coloro che, leggendo questa antologia , volessero trovare un sistema in supremazia su un altro, si puo’ rapidamente rispondere che l’importanza del periodo che va dal 1968 am 1993 non e’ quello del rivaleggiare di stili o di alleanze di gruppo  ma piuttosto una esperienza collettiva di una oggettiva situazione verso la quale diverse risposte emergono, con l’ intento di fornire mappe di possibilita’  della pratica architettonica.

A questo proposito Kate Nesbitt, nel suo testo Theorizing a New Agenda for Architecture Theory, individua questa esperienza collettiva definendola Postmodernismo,  e considerandolo come un termine che assume differenti significati in differenti contesti.

Kate Nesbitt invece, analizza questo insieme di eventi dal punto di vista del periodo storico, con specifiche relazioni col modernismo; come un assortimento di paradigmi significativi (ambiti di

lavoro teoretici) come gruppo di tematiche. 

I paradigmi che individua sono : fenomenologia, estetica del sublime, teoria linguistica, strutturalismo, poststrutturalismo, decostruzione, marxismo, femminismo. I temi sono invece: storia e storicismo, significato, luogo, teoria urbana, agenda politica ed etica, il corpo. Ritengo significativi alcuni commenti e confronti rispetto all’ opera di Nesbitt dal momento che  quest’ ultima e’ stata pubblicata circa tre anni prima ed ha ricevuto il riconoscimento dell’ AIA come miglior testo di Teorie di progettazione di quello stesso anno.

Hays imposta la sua antologia cronologicamente, col fine di sottolineare  la ricchezza , l’ articolazione, la sincronia degli eventi e degli scritti. Scorrendo cronologicamente testi e progetti, Hays individua una traccia che parte da Manfredo Tafuri e la radicalizzazione dell’ ideologia critica e lasciandosi dietro i lavoro testi della tradizione ideologica, realizzati attraverso un contatto col modernismo, attraversa quindi i campi dei testi critici delle post e neo avanguardie: Barthes, Venturi, interazione di struttura ed evento Colin Rowe, architetturo grado zero di Eisenman, Althusser, semiologia e transcosing di Baird, la teoria della produzione della conoscienza di Gandelsonas, architettura come resistenza di Frampton.

Infine affronta testi concettuali con l’ idea di compiere il passo dal modello di matrice linguistica  della produzione architettonica alla riabilitazione dell’ idea di programma, concetto e di produzione di effetti. Il passaggio, in sostanza, dai temi della reificazione, semiologia, strutturalismo, astrazione all’ idea di diagramma: dal collage all’ assemblaggio (Somol, The smoothing of theory).

Indicativo a questo proposito il diagramma riportato in copertina a cura di Stan Allen intitolato Spectral Geographies (1991).

Inoltre Hays dichiaratamente afferma che questa sua opera e’ la continuazione dell’ antologia scritta da Joan Ockman, Architecture Cuture 1943-1968 (1993).

 La teoria dell’ architettura, durante l’ ultimo quarto di secolo, sembra essere stata scritta e letta da individui nutriti di cultura popolare e addestrati con contaddizioni e paradossi, e instillati del credo che le cose possono essere cambiate, che la teoria puo’ e deve fare una differenza. Questi individui, posseggono una permanente fede nel sistema e nell’ idea che l’ estatica sopravvivenza del soggetto architettonico sulle forze che lo determinano.

La teoria e’ una pratica esplicitamente adatta a ricevere la sua auto-critica  ed a porre in atto la sua trasformazione e proprio come l’ architettura e’ capace di espandere e modificare la realta’, di organizzare una nuova visione del mondo percepito come insoddisfacente o incompleto, cosi’ come sempre sara’ l’ utopia propria della teoria dell’ architettura.

L’antologia include quarantasette testi di teoria architettonica contemporanea, ciascuno con una introduzione commentata dell’ autore che individua i concetti e le categorie necessarie per la sua comprensione e valutazione. Sono presentati, inoltre, dodici documenti progettuali o eventi che hanno avuto sostanziali ripercussioni per il periodo in analisi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPROFONDIMENTI DEL TESTO

 

Riporto una serie di commenti ed estratti di alcuni dei testi e dei progetti dell’ antologia che evidenziano in modo significativo quello che Hays intende per teoria architettonica come pratica di mediazione.

 

 

Manfredo Tafuri : Toward a Critique of Architectural Ideology .

Per una critica dell’ ideologia architettonica. Contropiano 1 (January-April 1969)

 

Quella di Manfredo Tafuri rappresenta la teorizzazione piu’ radicale della situazione dell’architettura contemporanea. Collocando il progetto intellettuale dell’ architettura nella matrice storica della metropoli borghese, formula l’intero ciclo del modernismo (rifiuta ogni forma di periodizzazione di un postmodernismo) come un movimento unitario nel quale le visioni utopiche dell’ avanguardia arrivano ad essere riconosciute come idealizzazione del capitalismo, una trasfigurazione della piu’ tarda razionalita’ nella razionalita’ della forma autonoma, la pianta architettonica, la sua ideologia Raccogliendo i fili  che legano la sociologia di Simmel e Weber, la teoria critica di Lukacs, Benjamin, e Adorno; lo strutturalismo di Althussere e Roland Barthes e il pensiero negativo di Massimo Cacciari, Tafuri identifica cio’ che per lui e’ l’ unica condizione possible per l’ architettura contemporanea: collassare in un sistema che assicura il suo trasferimento o rifugio in una solitudine ipnotica.

Sostituisce l’arte borghese con l individuale e spiega come esse stesse si prodigano per proteggere la loro integrita’ interna e allo stesso tempo si assuefano all’ shock della metropoli, dalle forze esterne che la condizionano come le forze sociali. Definisce la metripoli come la forma generale assunta dal processo di razionalizzazione tecnica e oggettificazione delle relazioni sociali portate dalla economia monetaria.

Questo processo dissolve l’ individualita’ in flusso di impressioni senza peso, astrazioni e livella ogni individualita’ e qualita’; ristruttura la soggettivita’ come ragione e calcolo. Il risultato e’ il soggetto metropolitano (il tipo blasé’): il nevrastenico che sopravvive all’ intensificazione della vita nevrotica divenendo completamente intellettualizzato e indifferente.

La questione e’ dunque pianificare la scomparsa del soggetto, dissolvere l’ architettura nella struttura della metropoli fino a trasformarla in puro oggetto. Cio’ permette alla ideologia architettonica di risolvere la contraddizione fra la soggettiva interna resistenza allo schock della metropoli e l’ esterna strutturale totalita’ del sistema di produzione: questa e’ la sua utopia e finisce per divenire la sistematica pianificazione del capitalismo. Tafuri elabora una ideologia dell’ ideologia dal suo punto di vista e dicendo che nella modernita’ ogni ideologia estetica e’ equivalente se non si interscambia. Dal momento che sono non hanno alcun utilizzo per la produzione sociale, questo e’ il futuro dell’ architettura. All ‘epoca questa tesi fu considerata come una dichiarazione della morte della’ architettura da parte di Tafuri, alla quale illazione egli rispose che quello che risultava interessante e’ la precisa identificazione di quei compiti che lo sviluppo capitalista ha portati via all’ architettura, che e’ come dire piu’ in generale cosa e’ stato tolto alla prefigurazione ideologica, con il rischi che oggi l’ architettura sia obbligata a ritornare la pura architettura, di lavorare senza l’utopia, nel migliore dei casi sublimando l’ inutilita’.

L’ architettura come ideologia della Pianta e sostituita dalla realta’ della pianta, realizzando la caduta dal piano dell utopia e divenendo meccanismo operante.

L’ unica condizione possible per l’ architettura contemporanea: collassare in un sistema che assicura il suo trasferimento o rifugio in una solitudine ipnotica.

 

 

George Baird: La dimensione Amoureuse in Architcture.                      1969

   

Gli edifici non sonon soltanto supporti fisici ma artefatti, eventi con significato e pertanto segni intersecati in un piu’ largo testo sociale…..la retorica opera all’ interno di una struttura dale attese divise richiede sia  auna relazione etica che erotica con il lettore, una relazione amorosa.

Langue/parole un forte esempio della vocazione al transcoding della teoria dell’ architettura. Il significato non e’architettura come linguaggio, mala creazione da due precedenti codici di uno nuovo capace di ricodificarene altri e vari.

 

Denise Scott Brown:Learning from Pop.                                     1971

 

Learning from Pop e’ un precoce segnale di scambio per molte delle teorie dell’ architettura, La motivazione per un nuovo  intervento non sara’ la chiarezza dello spazio, ma piuttosto l’ affermazione del concetto preesistente nella sua caotica omogeneita’ e flussi di informazione.

 

 

Colin Rowe: Introduction to Five Architects                                              1972

 

La misura dell’ architettura non sta piu’ nella sua efficacia di prefigurazione di un mondo nuovo e migliore, ma nella capacita’ di saperlo concretizzare, all’ interno di condizioni contingenti del moderno.

Puo’ un’ architettura che professa la sua continua sperimentazione mai diventare congrua con l’ idea di architettura popolare, intelligibile, e profonda?

 

 

John Hejduk: Wall House                                                        1969-1974

 

        

La scoperta di dettami di uno sviluppo organico di idée specifiche diviene una funzione necessaria della ricerca.

 

 

 

 

 

Colin Rowe and Fred Koetter : Collage City                       1973

 

La teoria di Rowe di Collage City, citta’ come museo, si incorpora nella distinzione fra bricoleur  e scenziato di Levi-Strauss, nell’ anti-utopianesimo e nel fallibilismo di Karl Popper, nella cultura del relativismo e nel liberismo politico. Evita un determinismo storicista realizzando un collage transtorico anche se storicamente motivato.

 

 

Mario Gandelsonas:Linguistic in Architecture                   

1973

 

Gandelsonas collega la pratica teoretica ideologica prescentifica alla dimensione semantica del lavoro di Eisenman. Una teoria della produzione della conoscenza in architettura puo’ procedere soltanto attraverso una vagare metodico in prossimita’ dei confini che separano la pratiche differenti e cercando all’ interno di altre culture.

 

 

 

Massimo Scolari:La nuova architettura e l’ Avanguardia 

1973

 

Contraddizione fra l’universalita’ della contingenza storica dell’ architettura e l’ universalita’ della sua autonimia. Mentre la semiotica e la linguistica strutturalista erano gia’ state viste come modelli per una analisi non storicista ed epistemoligica, Scolari trova nei suoi nuovi esperimenti principi che guidano la scelta formale attraveso una genealogia della referenza.

L’ architettura puo’ riflettere sulla sua autoprolificazione, attraverso legole e leggi interne ad essa. L’ oggetto non e’ un imperativo storico ma un oggetto cognitivo.

 

 

 

 

 

 

Manfredo Tafuri: il linguaggio del criticismo e il criticismo del linguaggio       1974

 

Per Tafuri l’ avanguardia storica era una estetizzazione premonitrice della alienazione soggettiva e della dispersione che sarebbe arrivata con la cultura americana consumistica del dopoguerra. Considera il ritorno al linguaggio come un fallimento, ma lo considera non come una scelta degli architetti , ma come imposto da regressive condizioni dei consumatori della cultira corrente: annoiati e in cerca di sedativi. Ne risulta un’ architettura dell’ eccesso e del vuoto; il criticismo dovrebbe violare e passare attraverso l’ ogggetto di una tale architettura ad un sistema che conferisce significato all’ oggetto.

 

 

 

 

 

HenryLefebvre: La produzione dello spazio                                                1974

 

Per Lefebvre lo spazio e il tempo sono contenitori universali e vuoti la cui forma sta come come cornice a quella esperienza strutturale ma non e’ essa stessa parte di quella esperienza.

La produzione dello spazio e’ il modo in cui il capitalismo si auto sostenta.

E’ l’ urbanizzazione   l’ estensione primaria del capitalismo.

Lo spazio astratto e’ sia omogeneo che frammentato.

 

 

 

George Silvetti: The Beauty of Shadows         Opposition 9

1977           

 

Il saggio si occupa contemporaneamente del realismo  all’ interno della generale tendenza degli anni 70 di guardare agli studi del (post)strutturalissmo  sul linguaggio come possible paradigma del pensiero architettonico e sviluppa una teoria della pratica architettonica che Silvetti definisce:”Criticismo dal di dentro” che e’ una concise descrizione di cio’ che molti sentono essere la condizione predominante della pratica architettonica contemporanea.

Rilevante e’ la distinzione di Focault fra commentario e criticismo (uno riproduce il linguaggio analizzandolo, l’ altro lo giudica e lo profana. L’ obiettivo primario di Silvetti e’ esporre come il meccanismo fondamentale per cui gli elementi del linguaggio architettonico sono trasportati fuori dal loro sedimento storico e ricombinati, trasformati o distorti nelle varie istanze del linguaggio, formando costellazioni di strutture e strategie interrelate, ciascuna che produce differenti effetti gia’ latenti nel linguaggio ma mai realizzate prima. Scrive Barthes che l’ obiettivo di  una attivita’ strutturalista, anche quando riflessiva o poetica, e’ ricostruire un oggetto in modo da  manifestare le regole che strutturano l’ oggetto stesso. Nell’ opera “Semeiotica e Architettura” Agrest a Gandelsonas distinguono fra ideologia architettonica e teoria dell’ architettura sul modello di Althusser, che a sua volta aveva distinto ideologia e scienza. Essi sostengono che la pratica teoretica non puo’ essere intesa all’ interno dell’ ideologia architettonica, ma da un esterno teoritico separato e contrario a quella ideologia.  E’ un momento cruciale:la teoria concepita al di fuori dell’ ideologia.

Silvetti interpreta il criticismo come una pratica provvisoria fra l’ egemonica forza disciplinare dell’ ideologia cosi’ come viene analizzata da Agrest e Gandelsonas e l’ implacabile silenzio della chiusura storica di Tafuri. Il criticismo dal di dentro e’ attestato dal riconoscimento per cui il significato della produzione architettonica e’ una nozione comprensibile soltanto come trasformazione di un significato gia’ esistente. Il significato non e’ mai gia’ li, piuttosto il significato e’ sempre gia’ dato nel processo della sua trasformazione in un alro significato. Come e’ importante il dominio dei significato architettonico non e’ in esterno teoretico, piuttosto e’ un immaginario Althusseriano.

Silvetti sostiene una concezione dell’ architettura che agisce all’ interno di limiti ideologici, ma li espone e li sovverte attraverso operazioni formali: la bellezza delle ombre, del chiaroscuro, di una anamorfosi, di un’ obliquita’, di finzioni che rendono manifesto il fatto stesso di essere finzioni.

Il criticismo dal di dentro non e’ una nozione nuova, e’ stata adeguata in tutti I tempi alla nozione di arte. Cio’ che e’nuovo, tuttavia, e’ la possibilita’ di definirlo in modo piu’ chiarousando nuovi strumenti concettuali.

Cosi’ definito questo tipo di criticismo sembra differire da altre forme piu’ convenzionali e bel consolidate ci criticismo proprio in virtu’ degli strumenti che utilizza, cosi’ come anche il tipo di effetti che produce e le relazioni con la teoria.

Ci sono fondamentalmente due tipi di criticismo: uno che  si preoccupa di valutare il grado di idoneita’, di attitudine di una soluzione ad un particolare problema architettonico. L’altro che si propone di inquadrare sia il problema che la soluzione in un piu’ ampio processo storico, culturale e ideologico. Silvetti giudica il primo tipo di criticismo tipico dei dei giornali dei chronicles, e’ principalmente indirizzatto a valutare i fatti, e’ solo in una fase avanzata che si insidia la sua prospettiva ideologica. Questo tipo di criticismo in molti casi crea ostacoli alla teoria. L’ altro, invece,  e’ legato ad apparati piu’ storici e scolastici, ed e’ il discorso che con piu’ sicurezza puo’ portare il nome di criticismo, poiche’ raggiunge con piu’ comodita’ la situazione di mettere le distanze dall’ atto del fare.

 

 

 

 

 

 

 

Tschumi:The architectural Paradox.                                 

1975

 

Piramide-labirinto, l’ architettura e’ sia concettuale che percettuale, quindi  l’architettura  e’ un paradosso.                                             

 

 

Anthony Vidler:The third Typology.                                               1977

 

La tipologia come un agente di rigenerazione nell’ era del funzionalismo demotivato. Esempio il cimitero di Modena di Aldo Rossi. Deriva dall’ interazione di tomba, abitazione, citta’, cimitero. Si produce una riscrittura di tipi e passaggi concettuali attraverso registri i cui momenti analoghi non esistevano prima che l’ architettura li avesse stabiliti..

L’ abilita’ paradossale dell’ architettura di produrre un intera immagine e struttura delle relazioni soggetto-oggetto nella citta’-di proporre una comprensione e una esperienza di un’attuale, concreta,vita storica, all’ interno della quale cio’ che e’ comunque una modalita’ irriducibilmente architettonica, e’ la dove Vidler trova il ruolo critico della terza tipologia.

La storicizzazione di eventi contemporanei avviene in Rafael Moneo che ha generalizzato sull’ importanza della tipologia e il suo potenziale di mediazione. La citta’ diventa il sito di una nuova tipologia evidentemente nato dal desiderio di raggiungere la continuita’ di forma e storia contro la frammentazione prodotta dalle forme meccanicistiche tipologiche odierne.

 

 

Georges Teyssot:”Hetherotopias and the History of Spaces”:

1977

 

Elabora la teoria di eterotopia di Focault, riconsiderando il concetto di “discorso”, inteso come manipolazione e organizzazione della conoscenza, affermando l’ autonomia dell’ architettura e il suo stato epistemologico, ma la sua innegabile irriducibilita’ a discorsi che non consideriono il suo contesto. Collega l’ eterotopia al concetto di environment, inteso come milieu, inteccando il concetto di episteme con precondizioni come relazioni topologiche, sociali, relazioni fra habitat e abitante e la condizione in cui un discorso ne ripete un altro in modo differente.

 

 

Charles Jencks: “Post Modern Architecture”.                   

1977

 

E’ dovuto al contributo di Jencks la teorizzazione postmoderna dell’ architettura come una articolata, affermativa posizione piuttosto che una mera opposizione al movimento moderno e alla sua ricerca sulla multivalenza e i multi codici. L’a rchitettura postmoderna e’ concepita come una complessa texture della realta’, evita’ prese di posizione per  raggiungere l’ appagamento nel suo disinteresse. La sua funzione e’ creare significati in un bilanciamento di irrisolutezze attraverso livelli strutturati relazionati e densita’ connotative piuttosto che l’ eterogeneita’ casuale. Il significato va sempre forgiato in tensioni con altri potenziali significati, impiegando denotazioni esplicite, associazioni giornaliere, referenze ad altri edifici. An che se il modo di leggere gli edifici di Jenks come simiglianze e metafore, riccorail “dimmi cosa ti ricorda”, il suo lavoro a dato seguito alla differenze relazionate di Jamesone e all’ esibizione di Portoghesi del 1980. Jancks ha aiutato a istituzionalizzare e rendere popolare tematiche che avrebbero dominatu su riviste e all’ interno di accademie per una decade.

 

Rem Koolhaas ”The culture of Congestion”                              

1977

 

La proposta per la Villette: il dibaltamento in piñata della sezione del Downtown Athletic Club. Il paradigma elevator, grille, skyscraper, si concretizza senza il volere di un singolo architetto, e’ il prodotto di una cultura metropolitana collettiva: una abanguardia senza manifesto, che quindi deve essere scritto retroattivamente.

 

Alan Colquhoun ”From Bricolage to Myth”:                       

1978

 

The conflict between architectural sign and the technical structure (Moore, Venturi versus Aldo Rossi). Intravede in Graves una convivenza dialettica di  questi opposti. Riprende l’ apertura tecnica del Ballon Frame Americano per raggiungere un archetipo astorico , ma riducento tutti elementi funzionali, costruttivi, e rappresentazionali o considerazioni strutturali alla condizione di tautologia: architettura che rappresenta l’ architettura. Non e’ piu’ possibile distinguere fra elementi che derivano dal formalismo o dallo strutturalismo.

 

Kenneth Frampton:The Status of Man and the Status of His Objects:A reading of the  Human                                      

1979

 

Sintetizza la pratica mediatica della architettura icol termine “regionalismo critico”:

L’ idea e’ quella di fondare un idea della teoria dell’ edificio che pur accettendo il ruolo di liberatorio potenziale della modernizzazione, resiste essendo completamente assorbito dale forme di produzione ottimizzate e della consunsione. Individua due sintomi nella produzione contemporanea:il “neo-Situazionismo” e il “neo-Storicismo. L’uno corrispone alla progressiv modernizzazione, l’altro ad una posizione reazionaria di pseudo-tradizionalismo. Corrispondono a due facce della stessa medaglia: ”master-narrative”, “tecno-science”.

 

Massimo Cacciari:Eupalino o Architettura.                      

1980

 

Architettura -metropoli e nihilismo:Storia dell’ architettura Tafuri Dal Co

 

 

Jurgen Harbermas: Modern and Post Modern Architecture .                 1981

                  

Definisce il moderno(modernizzazione: relativo al progresso scientifico, modernismo:risposta estetica a questo sviluppo e modernita’: il progetto a partire dall’ illuminismo di  di sviluppare la scienza oggettiva, la moralita’ universale e l’ arte istituzionalizzata, professionalizzata e separata del mondo quotodiano> In sostanza afferma l’ autonomizzazione e l’ auto legittimazione delle sfere culturali.. Il suo regionamento sulla modernita’ e’ una riaffermazione del potere sociale dell’ architettura come costruito dialetticamente attraverso il suo processo immanente.”logiva estetica inerente del funzionalismo”.

 

 

Michel Foucault:”Space, Kwnoledge and Power”                               1982

 

L ‘architettura comincia ad essere coinvolta alla fine dell’ ottocento in problemi di popolazione, salute, questioni urbane. Lo spazio e’ la’ dove si materializzano  i discorsi  circa la conoscenza e il potere  in relazioni di potere attuativi.

Nessi con constant: Kwinter, Tschumi: il paradosso architettonico

 

 

 

 

 

 

Frederic Jameson:Architettura e Critica dell’ ideologia:                      1982

 

Contro Tafuri e l’ idea che il sistema capitalista sia cosi’ totale e poco conciliabile all’ esterno. Propone la “teoria dell’ enclave”,riscrive la nozione Lynciana di mappare mentelmente il circondario urbano di ciascunocome una allegoria della ridefinzione di ideologia di Althusser . Contrappoe alla “coscienza di classe di Tafuri la sua mappatura del posto sociale di ciascuno.

 

 

Alberto Perez-Gomez:Introduzione alla crisi della scienza moderna:   1983

 

Si rifa’ all’ affermazione di Husserl in cui la validita’ e l’autorita’ della ragione si afferma al di sopra dello spazio e del tempo.

Il criticismo fenomenologico, la scuola di Essex.L’ errore dell’ architetetura sta nella enorme distanza fra il mistero originale e la tecnologia.

 

 

Robert Segrest ”The perimeter projects:Notes for Design”:                        1984

 

Produce un concetto di architettura come qialcosa non piu’ limitata ad un oggetto ma piuttosto ad una rete transazioni attraverso una variazione di codici, l’ architettura come una sorta di strumento di commutazione. che si sposta fra differenti immagini della cultura contemporanea, aquisendo e scambiando inventari fra le varie plaghe della conoscenza e della ideologia; un architettura come uno scritto di eventi piuttosto che una esperienza vissuta. Le categorie dell’ architetttura vissute in termini spaziali piuttosto che di oggetti, cartografici piuttosto che geometrici, cronotopici piuttosto che tipologoci.

 

Paul Virilio:”The Overexposed City”.                                         1984

 

Guidato dalla sua “legge di prossimita” ragiona sul passaggio dall trasporto meccanico all’ immediatezza di comunicazione e trasporto delle nuove tecnologie, il rilevante intervallo dell’ analisi slitta dallo spazio al tempo e infine alla luce., alle onde elettromagnetiche che permettono l’ interattivita’ fra spazio e tempo. Quando l’ intervallo e’ la luce la pratica piu’ utile a descriverlo e’ la teleazione , la goeopolitica e la cronopolitica. Questa e’ una citta’ sovraesposta che si dispiega dall’ ubiquita’ della televisione, gli schermi del computer, i fax e gli orridi scenari di Hiroshima. La citta’ sovraesposta non e’ opaca o esclusiva ma porosa vulnerabile alle intrusioni di forze invisibili come l’ elettrone. Saltano gli equilibri e i riferimenti fra interno ed esterno. Questo saggio e’ una esplorazione preliminare della “aesthetics od disappearance”, in cui il mondo e’ un sistema che piu’ che essere globale e’ virtuale.

 

 

 

 

Jacques Deridda ”Point de folie-Maintenant l’achitecture”.                1986                                                                                                                    

La teoria dell’ architettura ha gia costruito da sola una quantita’ di significati basati su un sistema generalizzato-un linguaggio

(langue) architettonico-concepito come necessario per la produzione e la comprensione di eventi architettonici, le parole, come effetti del codice generalizzato. Ma le relazioni fra significati e parole producono aforie. Ogni evento e’ reso possible da una struttura apriori. Un punto, ad esempio, puo’ funzionare come un significante soltanto nel momento in cui si distingue dalla linea e dalla superfice, e in piu’ traccia quelle forme, si riferisce a quelle forme, che non sono esso stesso. Il significato quindi non e’ piuttosto un presenza quanto un effetto di un generalizzata economia di assenze.

Derrida usa il termine “differenze” per definire queste assenze generalizzate.

La griglia di Tchumi alla villette:uno spazio di transazione. Manteinant arcitecture, arresta la follia della dislocazione.Dare forma alle dissociazioni necessita una struttura di supporto.. Quando Derrida conosce il lavoro di Tschumi sostiene di dovere affermare una ipotesi: ricorrere al linguaggio della decostruzione, a cio’ che e’ divenuto codificato, e’ per Tschumi una trasposizione analogica o piuttosto una applicazione architettonica.

 

 

 

Sandford Kwinter:La Citta’ nuova:Modernita’ e Continuita’               1986

 

In aperto contrasto con costrutti fisiologici e morfologici di stilemi classici del movimento moderno, fonda il concetto di “soft urbanism” in cui concepisce la citta’ come un medium di circolazione fra popolazioni, informazioni, comodita’ e rumori. Una complessa formazione di campi percettivi sovraordinati e fluttuanti.L’ idea di spazio tempo continuo, la sua diffusione attraverso sperimentazioni artistiche e scentifiche(CFR Virilio).. Viola I limiti della terza dimenzione, della distinzione fra esterno ed interno, si ispira al pensiero del rizoma, si riconosce nella teoria del chaos, della economia globale, della geometria non euclidea. La sua comunque non e’ una lettura entisiasta della citta’ nuova. In linea con il’ architettura debole, l’ idea di urbanismo soft , riconosce anche le tirannie soft

 

De Sola Morales: Weak Architecture                                                      1987

 

Non qualifica specificatamente quali architetture sono deboli, ma il suo esplicito interesse e’ quello di costruire un apparato per leggere l’ architettura che sia legittimato in un mondo che non produce piu’ lavori stabili, monumentali, tipici del classicismo o del movimento moderno. Introduce il concetto di evento come un frangente energetico di correnti di comunicazione, di apprensione soggettiva offerta dall’ architetto con l’ intento di produrre un istante polifinico nel cuore della metropolis caotica.

 

Mary McLeod:Architecture and Politics in the Regan Era: From Postmodernism to Deconstructivism                                 

1989

 

Il decostruttivismo in opposizione al Postmodernismo mantiene dei caratteri di continuita’ con il Movimento Moderno:preferenze per le forme di astrazione, per ill rifiuto della continuita’ e la tradizione, l’ esaltazione della tecnologia. Come il Postmodernismo rifiuta il findamento ideologico del Movimento moderno:funzionalismo, razionalismo struttrale e fede nella rigenerazione sociale.

Infine risulta ironica l’ affinita’ dichiarata con il costruttivismo russo, come pura pratica formale, la dove nel Costruttivismo Russo il programma ideologico e l’ istanza sociale e politica erano fondative del movimento stesso.

 

 

 

R.E.Somol: One or several Masters?                                

1993

 

Definisce la citta’ come uno spazio liscio di tracce direzionate, una “minor urbanism”, che In Hejduck si identifica nel molti che diventano uno. Mentre la prima generazione della neoavanguardia  (1960) aveva indagato sulla semeiotica della forma, la sua progenie ha indugiato sulla diagrammatica della funzione e della struttura.Cio’ non significa che la forma si abbandona, ma si associa alla sostanza. Il concetto di diagramma deriva dalla “abstract machine di Deleuze e Guattari. Il diagramma suggerisce, e’ l’ unione della teoria e della pratica. Cita Stan Allen e Greg Lynn. La macchina astratta o il diagramma  non funziona per rappresentare, ma per costruire la realta’ che deve ancora concretizzarsi, un nuovo tipo di realta’. Quando costituisce punti di creazione o potenzialita’ non sta fuori dalla storia ma e’ sempre prima della storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PROGETTO

 

Le premesse con cui M. Hays affronta la realizzazione di questa antologia sono sostanzialmente quelle di dimostrare come l’ architettura da luogo ad alcuni modi di pensare che sono irriducibili ad altri ambiti del pensiero ed elaborando un concetto di storia e non di una antologizzazione di questa. La multidisciplinarieta’e’ uno dei principali caratteri di questa pratica critica come intesa dalla tradizione teorica anglosassone in riferimento alla produzione teorica dalla fine del movimento moderno ad oggi.

 

 

Questo attegiamento teorico si preoccupa di valutare il grado di idoneita’, di attitudine di una soluzione ad un particolare problema architettonico con un approccio speculativo, anticipatorio, prescrittivo in cui risulto piu’ importanti le intenzioni piuttosto che il risultato finale.

Il progetto che propongo in tale quadro culturale e’ la mia tesi di laurea.       Il tema e’ quello del un complesso parrochiale a Selva Candida-Roma.

Il lotto di progetto rappresenta la testate terminale di una valle con fosso e contemporanemente ha un ruolo di collegamento fra due quartieri differenti e antagonisti.

Il ruolo di questo centro parrocchiale e’ quello di integrare queste due realta’ e tentare di riunirle pur conservando la primitiva unicita’/ singolarita’ che lo rende parte del sistema naturalistico della valle e del fosso.

Il progetto e’ stato affrontato attribuendo un forte senso plastico allo spazio interno ed esterno insieme.

 L’ idea era quella di generale una sorta di tracciato tridimensionale che potesse trovare molteplici soluzioni che rispondessero a quel tracciato stesso. L’ indagine delle possibili risposte a questo tracciato e’ stata effettuata realizzando una serie di modelli in argilla.  Si e’ indagato su una forma  topologica. Successivamente, scelta la migliore risposta possible al problema,

 

       

 

con un processo di reverse engineering e’ stato realizzato un modello matematico con C.A.T.I.A. per  ottenere gli elaborati tecnici dell’ oggetto in argilla.

Gli Ing. Sandro Lupatelli e Luca Nicotra di Infordata S.p.a. hanno realizzato il modello C.A.T.I.A.

Il relatore della tesi di laurea e’ stato il Prof. Lucio Barbera,  Assistente Adelaide Di Michele.

E’ stata discussa 31 Ottobre 2000 e pubblicata in un articolo dell’ Ing. Luca Nicotra,  “Reverse Engineering a Confronto” su Jackson Libri Editore nel 2001.


 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

delmonaco77@libero.it


AntoninoSaggioHome